La Roma torna a parlare romano: per il dopo Friedkin c’è un nome grandissimo | Città scossa dall’annuncio

Claudio Ranieri il primo tassello per il ritorno alla romanità, non l’ultimo: c’è un nome grandissimo per il post Friedkin.
Sembra ieri quando i Rosella e la famiglia Sensi governavano a Trigoria. Le critiche c’erano sempre, Roma è una piazza senza precedenti in Italia per la comunicazione, ma si respirava un’aria familiare: si parlava romano quotidianamente, sia nel quartier generale giallorosso, sia nel rapporto con i media.
Dal 2011 non è più così. Dopo l’avviamento del processo di vendita della Roma, James J. Pallotta, insieme ad altri tre imprenditori statunitensi, Thomas DiBenedetto, Michael Ruane e Richard D’Amore, decise di cambiare volto alla Roma, trasformandola.
Tre anni dopo la Roma cominciò a parlare completamente statunitense, visto che Pallotta acquisì il restante 31% delle azioni detenute da UniCredit, per un corrispettivo pari a 33,5 milioni di euro. Nove anni non proprio idilliaci.
Nell’estate del 2020 la Roma cambiò padrone, pur parlando la stessa lingua (l’americano) e con gli stessi problemi di sempre, quelle immancabili critiche per una società silente. Che ha continuato ad allontanare i figli di Roma.
Mai amati i Friedkin. Ma…
Con l’arrivo del Friedkin la Roma è tornata ad alzare un trofeo, internazionale peraltro con la conquista della Conference League made in Mourinho, potevano essere due in altrettanti stagioni. Ma quell’Europa League ora dimora nel giardino del Siviglia, tra mille polemiche.
Mai amati comunque i Friedkin: tante parole ambiziose, altrettanti silenzi di una proprietà lontana migliaia di chilometri da Trigoria. Gli esoneri di Mourinho (prima) e di Daniele De Rossi (poi), non hanno fatto altro che esacerbare gli animi, sopiti guarda caso dal ritorno alla romanità.

Il nuovo volto della Roma
De Rossi salva i Friedkin dall’insurrezione giallorossa per il post Mourinho. Ranieri alla fine salva i Friedkin da un’altra pesantissima polemica nata all’indomani della scellerata decisione del CEO Souloukou di portare Ivan Juric.
Nel frattempo i Friedkin hanno acquisito un altro club, l’Everton, alimentando le indiscrezioni su una cessione societaria all’orizzonte. La pista araba non è chiusa, ma accanto a questa ecco quel pensiero stupendo: un romano de Roma a capo del club giallorosso. Chi? Niente meno che Giovanni Malagò, che a meno di colpi di scena il 26 giugno non sarà più presidente del CONI. Secondo “Domani”, Malagò (oltre all’incarico al Cio fino al 2029) potrebbe essere il nuovo volto della Roma, a prescindere da chi sarà la proprietà, se araba o mano. Così il romano tornerà ad essere il linguaggio comune di Trigoria.