Caso Clostebol, nuovo terremoto e sentenza agghiacciante: SQUALIFICA DI 3 ANNI | Gli hanno revocato anche il titolo

Si torna a parlare di Clostebol. In arrivo un nuovo terremoto dopo una sentenza agghiacciante, che ha portato perfino alla revoca del titolo conquistato.
Uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone, inserito nella lista delle sostanze proibite dalla WADA, (World Anti-Doping Agency), l’agenzia mondiale anti-doping che ormai tutto conoscono (di nuovo) per il caso Sinner.
Così il Clostebol è arrivato indirettamente nelle nostre case, nonostante venisse già impiegato in ambito medico per il trattamento di ferite cutanee e infezioni dermatologiche sotto forma di creme o spray, spesso senza che il paziente sia consapevole della sua presenza.
Proprio questa “normalità” nell’uso topico è ciò che lo rende tanto pericoloso per gli sportivi: bastano tracce minime per risultare positivi a un controllo antidoping. Con il caso Sinner, comunque, la definitiva esplosione. Eppure non è un fenomeno isolato.
Jannik non è il primo a incappare nel “fantasma” del Clostebol. Diversi atleti, anche di fama internazionale, sono stati squalificati per l’assunzione – involontaria o meno – di questa sostanza. Giuseppe Rossi, ex attaccante della Nazionale italiana, risultò positivo al Clostebol nel 2018. Anche in quel caso, si parlò di una contaminazione accidentale, e la giustizia sportiva riconobbe l’assenza di dolo, comminando solo un richiamo formale.
Clostebol ovunque
Fredy Guarin, una vecchia conoscenza del calcio italiano, interista soprattutto, risultò positivo nel 2015 sempre per Clostebol, e fu costretto a uno stop forzato. Fabio Turchi, pugile italiano, fu sospeso nel 2021 per aver assunto una crema cicatrizzante a base di Clostebol.
José Luis Gayà, difensore del Valencia, venne squalificato per quattro partite nel 2023 dopo aver utilizzato uno spray nasale contenente la sostanza. A quanto pare, ecco altri casi l’orizzonte, dall’epilogo per certi versi agghiacciante.

Clostebol, dalla Spagna con furore
In questi giorni, in Spagna, si è tornato a parlare del Clostebol in merito alla squalifica Yassine Ouhdadi, accostando il nome del mezzofondista paralimpico, a quello di Sinner, rispondendo chissà se a una logica strumentale, visto che da quelle parti non ci sono andati mai leggeri su Jannik. Attenzione, i tre mesi di squalifica inflitti a Sinner, per cui occorre ribadire che non mai stato accusato di doping ma solo di una “superficialità” nell’utilizzo di una crema usata non certo per alterare le prestazioni.
Ben diversa la situazione del trionfatore alle Paraolimpiadi di Tokyo 2021 e Parigi 2024 nella categoria T13 (riservata agli ipovedenti) dei 5000 metri. Ouhdadi è stato squalificato per tre anni (con revoca dell’oro Olimpico) in quanto non è stato in grado di provare come il Clostebol sia finito nel suo organismo, né tantomeno di identificarne con certezza l’origine. Episodi imparagonabili. OK parlare di Clostebol ma lo stop forzato di Sinner è terminato, inutile riaprire il caso Jannik: è chiuso.