Fu il ‘peggior’ nemico di Inzaghi: un eroe del 2006 ricoverato nella Capitale | Sta lottando tra la vita e la morte
Arrivano notizie preoccupanti dalla Capitale. Dal confronto in campo a un grande abbraccio per scongiurare problemi più gravi.
In campo sono stati avversari e hanno cercato di superarsi con rispetto e lealtà ma la sfida più grande è spesso quella che non ti aspetti. Nella vita di tutti i giorni può capitare di imbattersi in vere e proprie disavventure.
La sfida più importante riguarda la salute. Un qualcosa che spesso si dà per scontato, soprattutto quando si tratta di personaggi ricchi e famosi. Sembra quasi che non possa essere possibile affrontare un momento di difficoltà. Proprio quando si abbassa la guardia arriva la brutta notizia.
Nel lontano 2006 la nazionale italiana incontrò e superò proprio la sua nazionale. Il talento del calciatore non è mai stato messo in discussione. In quel ruolo e in quegli anni l’atleta ha dimostrato tutto il suo valore.
Giunta la fine dell’attività agonistica sono subentrate altre dinamiche e i primi problemi. Probabilmente qualche aspetto è stato sottovalutato e il protagonista di questa vicenda si è ritrovato a combattere con un nemico invisibile.
La paura di non farcela
Stiamo parlando dell’ex calciatore dell’Arsenal e della nazionale ceca Tomas Rosicky. Come riportato da Gianluca Di Marzio l’ex centrocampista “è stato ricoverato in terapia intensiva a Praga in seguito a problemi cardiaci che hanno richiesto un intervento medico urgente”.
La notizia ha scosso un po’ tutti e in tanti si sono chiesti i perché di questo peggioramento delle condizioni del 44enne. In realtà sarebbero stati molteplici i motivi di questo malore, con l’equipe medica che ha tenuto sotto stretta osservazione Rosicky.
Le condizioni di Rosicky
È lo Sparta Praga a comunicare lo stato di salute di Rosicky, facendo uso anche di alcune sue dichiarazioni. “Come giocatore e direttore sportivo, ho sempre dato il massimo. Impegno totale, senza esitazione. Ma questa situazione mi ha dimostrato che devo prendermi più cura di me stesso. Cattive abitudini di vita, mancanza di attività fisica e predisposizioni familiari, purtroppo, mi hanno portato a questo punto”.
“La buona notizia è che si prevede una completa guarigione, anche se al momento non sono in grado di svolgere le impegnative responsabilità di un direttore sportivo. Rimarrò in contatto con il mio staff, perché abbiamo sempre lavorato come una squadra. Abbiamo una visione chiara, una strategia e processi strutturati. I ragazzi si occuperanno di questo”. Il dirigente ora è tornato a casa.