Dallo Scudetto del 2001 alla morte del figlio | Roma in lacrime per l’ex giallorosso: strazio indescrivibile

La società e i tifosi non possono ignorare il dolore lancinante che ha colpito l’ex calciatore e la sua famiglia.
Una meravigliosa storia calcistica, tanti trofei, la gloria e poi quello scherzo del destino che cancella tutto. Non è oro tutto quello che luccica e in questo caso anche la sorte ci ha messo del suo per completare nel peggiore dei modi un romanzo che sembrava perfetto.
Sin dalle prime battute è stato chiaro il talento del calciatore. Un ruolo molto delicato e non tantissimi interpreti in grado di esprimersi a quei livelli. Indossare la maglia del proprio Paese e giocare ben 3 finali consecutive di Coppa del Mondo è un qualcosa che appartiene alle leggende.
A distanza di anni a Roma si ricordano ancora di quello scudetto e quel calciatore ha sicuramente segnato un’epoca. Non è facile trovare nel calcio di oggi un interprete con quelle caratteristiche, quella qualità e una continuità davvero invidiabili.
La pagina Calcio Raffinatezza lo ricorda così: “Campione d’Italia con la Roma. Campione d’Italia, d’Europa e del Mondo con la maglia del Milan. Nel 2020 è stato inserito da France Football come miglior terzino destro della storia del calcio”.
Un uomo una leggenda
Bisogna fare grande attenzione prima di nominare Marcos Cafu. L’iconico terzino destro di Roma e Milan ha a suo modo cambiato il calcio. C’è un episodio della sua vita privata che purtroppo ci consente di riaprire una ferita che brucia ancora.
Il figlio Danilo, appena 30enne, è morto lo scorso settembre stroncato da un infarto mentre giocava a calcio nella sua casa di Barueri, nell’area metropolitana di San Paolo. Nonostante i medici abbiano fatto di tutto per rianimarlo non c’è stata chance di tenerlo in vita, come confermato anche da Paulo Sergio, ex compagno di Cafu a Roma e storico amico di famiglia.
La notizia più triste
La morte del figlio Danilo ha segnato profondamente Cafu, che a distanza di tempo non è ancora riuscito ad elaborare quanto successo. “Un padre non dovrebbe mai veder morire un figlio. Ogni cinque giorni vado al cimitero per visitare la sua tomba”.
Nell’intervista a Veja riportata da Mundo Deportivo troviamo tutto il dolore del brasiliano. Parole che fanno venire i brividi: “Non sono ancora riuscito a elaborare il lutto – confessa l’ex calciatore di Roma e Milan – e non riesco nemmeno a entrare nella sua stanza”.