Non riesco nemmeno a pagarmi l’affitto | L’ex Nazionale è caduto in rovina: oggi è costretto a vivere coi genitori

Dalla gloria al baratro: l’ex campione della Nazionale ore vive con i genitori e non riesce neanche a pagare l’affitto.
Molti calciatori, pur accumulando ingenti guadagni nel corso della carriera, finiscono per ritrovarsi in difficoltà economiche molto gravi. Le cause sono molteplici e spesso interconnesse. Quando arrivano stipendi importanti, in molti si lasciano travolgere dall’entusiasmo e dal desiderio di una rivalsa.
Una vita fatta di lusso sfrenato, auto di alta gamma, viaggi costosi, diventa la normalità. A questo si somma spesso la pressione sociale. A rendere il quadro ancora più critico è la natura precaria del mestiere. Una carriera calcistica può interrompersi bruscamente a causa di infortuni, scelte sbagliate o cali di rendimento.
Chi non ha pianificato il dopo si ritrova vulnerabile, spesso vittima di consulenti poco affidabili, investimenti sbagliati e persone che approfittano del momento di debolezza. In molti casi entrano in gioco anche fragilità personali, dipendenze o crisi emotive. Il risultato? Fortune costruite in pochi anni possono svanire in un attimo.
Per questo, oggi, più che mai, è fondamentale affiancare al talento sul terreno di gioco una solida educazione finanziaria, maggiore consapevolezza delle proprie scelte e la capacità di guardare oltre l’immediato, verso un futuro sostenibile anche lontano dai riflettori.
La storia di Cadete
La parabola di Jorge Cadete è uno dei tanti esempi che raccontano come la gloria calcistica possa svanire, lasciando spazio a un presente difficile e segnato dalle difficoltà. Nato in Mozambico da genitori portoghesi, Cadete si mette in luce sin da giovane come attaccante dello Sporting Lisbona, dove colleziona quasi 100 gol.
Dopo una breve parentesi al Brescia, trova consacrazione in Scozia con la maglia del Celtic e conquista anche la convocazione per gli Europei. Ma da lì inizia un lento declino. Passa tra Celta Vigo, Benfica, Bradford City e diverse esperienze minori, fino al ritiro nel 2005. Ed è proprio dopo l’addio al calcio che comincia la sua sfida più dura.
Ora vive con i genitori grazie ad un sussidio statale
Quella che doveva essere una seconda vita diventa un incubo. “Ho investito molto, ma ho fatto scelte sbagliate. Mi fidavo delle persone sbagliate. Quando smetti di giocare, smetti di esistere”, ha raccontato. Dopo il ritiro cerca di reinventarsi in vari modi ma nessuna strada si rivela davvero sostenibile o stabile.
Con il tempo le difficoltà aumentano. Oggi è costretto a vivere con i genitori e sopravvive grazie a un sussidio statale di circa 180 euro a settimana. Una storia dura, ma non isolata, che mette in luce quanto sia fondamentale prepararsi al futuro, anche quando si è all’apice del successo.