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Milan, l’agente all’attacco: “Via per colpa della società” | Scoppia il terremoto

Il direttore dell’area tecnica Paolo Maldini (a destra) prima della semifinale di Champions League contro l’Inter. 10 maggio 2023 (© AnsaFoto)

Il procuratore dell’ex rossonero spiega i motivi dell’addio, addossando le responsabilità alla dirigenza di allora.

Mancano pochi minuti alla sfida di campionato contro il Napoli, tuttavia molti tifosi hanno ancora la testa all’ultima sfida di Champions. Una serata complicata, una settimana complicata, e non è ancora finita. Rafa Leao e compagni abbandonano il campo da gioco del Parco dei Principi con la coda tra le gambe, dopo una sconfitta senza appello. Un Paris Saint-Germain in forma smagliante, guidato dal solito implacabile Kylian Mbappé, si disfa senza troppi problemi del Milan, scaraventandolo all’ultimo posto del gruppo F.

Rossoneri offensivamente impalpabili e quasi mai pericolosi – ad esclusione di un’ottima opportunità sprecata da Pulisic ad inizio secondo tempo – e allo stesso incapaci di mettere un freno alle percussioni palla al piede del trio d’attacco francese. Se era preventivabile andare in difficoltà nella zona di campo presidiata dal numero sette parigino, non si si aspettava fosse la catena di sinistra ad essere messa alle corde dal giovane talento Zaire-Emery e Dembélé.

E così, al termine del primo trittico di partite, la squadra di Pioli si trova ad aver raccolto solo due punti e con un attacco ancora a secco. Non era mai successo che una squadra italiana non avesse segnato neanche un gol nei primi tre impegni di Champions, da quando esiste la fase a gironi.

A parziale discolpa, va detto il Milan avrebbe meritato di più nelle gare contro Newcastle e Borussia Dortmund (3,5 xG complessivi), ma cercare di addolcire la pillola non aiuta, al momento. Soprattutto, se si prendono in considerazione gli importanti investimenti estivi per migliorare il reparto offensivo.

Un discusso addio

Uno dei motivi – forse il principale – che ha portato Cardinale a rivoluzionare il management è dovuto proprio alle diverse visioni in fatto di mercato. Maldini e Massara avevano una concezione diversa in fatto obiettivi da perseguire e come comportarti al tavolo delle trattative, tant’è vero che nelle ultime stagioni diversi giocatori hanno lasciato a parametro zero.

Tra questi, l’addio che ha fatto più scalpore è senza dubbio quello di Gianluigi Donnarumma. Per utilizzare un eufemismo, si può tranquillamente affermare che il portiere della Nazionale non goda della stima dei suoi ex tifosi, da quando ha lasciato Milanello a parametro zero nell’estate 2021.

Gianluigi Donnarumma, portiere del Milan, durante la partita di Serie A contro il Cagliari. 16 maggio 2021 (© AnsaFoto)

La “sua” verità

Dall’addio ai colori rossoneri, Donnarumma non si è mai voluto soffermare sull’argomento, anzi di recente ai microfoni di Sky Sport ha affermato che un giorno «arriverà il momento di spiegare tutto». Per adesso, ci ha pensato il suo agente Enzo Raiola.

Nel corso di un’intervista rilasciata a Tuttosport, il fratello di Mino – da cui ha ereditato la scuderia di giocatori assieme a Pimenta – ha dichiarato: «Maldini disse: “Mino, noi siamo qua per altro: il capitolo Gianluigi è già chiuso perché noi abbiamo già preso il nostro portiere”. […] Gianluigi voleva invece aspettare a rinnovare, ma purtroppo a qualcuno non è piaciuta questa volontà di attendere».