“Un uomo meraviglioso… era sempre presente” | Collovati, l’ultimo ricordo è struggente: giallorossi in lacrime
Il ricordo di Fulvio Collovati commuove i tifosi della Roma. Il passato non si dimentica: qualcosa di struggente da rimembrare.
In una Roma esterofila, ci voleva un tuffo nel passato, quando il club era in mano a presidenti italiani e romanista. La cartina di tornasole di un presente un po’ così, dove personaggi importanti della storia capitolina, vengono messi da parte (vedi De Rossi esonerato in pratica da Lina Souloukou) o per niente considerati (leggasi i Friedkin con Totti) arriva paradossalmente da James Pallotta.
“Io meglio dei Friedkin? Non sono io a dirlo ma i numeri”. Sapere che la Roma di uno dei presidenti mai amati dal popolo giallorosso è riuscita a fare meglio di quella attuale, infonde una grande tristezza nei confronti della tifoseria romanista.
“C’è poco altro da aggiungere – continua l’ex numero uno della Roma, sempre in uno stralcio di un’intervista ripreso dal Corsport – basta contare i punti che facevamo noi”. Chiosa al sapore di beffa. “I tifosi contestano? Succede…“. Con quel filo di ironia che non aiuta certo il tifoso della Roma.
Meglio un tuffo nel passato. Ci vuole proprio. Ci ha pensato Fulvio Collovati, un biennio alla Roma a fine anni ’80, a ricordare chi era l’allora società presieduta da Dino Viola, l’uomo del secondo scudetto giallorosso.
Altri tempi
“Arrivai in una grande squadra: Conti, Boniek, Nela e Giannini”. Anni stupendi anche se non si competeva per lo scudetto. “Il primo anni arrivai terzo – continua l’ex campione del mondo 1982, in uno stralcio di un’intervista sulle colonne di romanews.eu – dietro a Gullit e Maradona, facemmo un grande campionato; l’anno dopo non riuscimmo a ripeterci e perdemmo lo spareggio UEFA con la Fiorentina”.
Non poteva mancare il ricordo struggente di uno dei presidenti più amati nella storia della Roma: Dino Viola. “Un uomo meraviglioso. Leale, tifosissimo, che non poteva fare a meno di stare con la squadra il più possibile. Lui era sempre presente – sottolinea Fulvio Collovati – ora c’è molta freddezza, cosa vuoi, è il calcio dei fondi d’investimento…”. Molto meglio questa ironia, che quella di Pallotta.
L’esperienza del passato
Da Fulvio Collovati un consiglio ai Friedkin, che finora si sono sempre affidati a direttori sportivi stranieri (Tiago Pinto prima, Florent Ghisolfi ora) e che devono soprattutto ancora scegliere, con la loro proverbiale lentezza, l’erede di Lina Soulokou.
“Alla Roma mancano dirigenti italiani – tuona – cos’hanno gli stranieri in più dei nostri? Perché deve essere straniero? I nostri conoscono meglio il nostro calcio, di conseguenza scelgono meglio i giocatori adatti alle squadre”. Un consiglio da cogliere al volo.